TERAMO – Per tanti quella morte è ancora un mistero. Non lo è, almeno così sembra, soltanto per la procura teramana, che sulla morte di Leonardo "Budda" Paolini, ha impresso il sigillo di incidente o suicidio. Al punto che per la seconda volta in questi anni, ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta. Leonardo moriva cinque anni fa, il 1° marzo 2007, nell’auto della mamma andata a fuoco sotto un ripetitore telefonico alle spalle dell’università, nel quartiere di Colleparco, a poche centinaia di metri da casa sua. Da allora i genitori Maurizio e Paola sono alla ricerca della verità: sono convinti che quella notte loro figlio non era solo e che la sua morte sia stato un omicidio. Per avvalorare questa ipotesi portano richieste attraverso il loro legale, l’avvocato Tommaso Navarra, che si è opposto alla richiesta di archiviazione del sostituto procuratore Bruno Auriemma. Vogliono approfondire il tabulato telefonico di alcune utenze di quella notte ma soprattutto che si analizzi il "pezzo" di terreno sotto la macchina bruciata, fatto prelevare e conservare, perchè porterebbe le tracce di una vistosa macchia di sangue che potrebbe spiegare un’aggressione a Leonardo precedente il rogo nell’abitacolo. Sono trascorsi cinque anni dalla scomparsa di ‘Budda’, come lo chiamavano gli amici’, ne è passato più di uno dalla richiesta di archiviazione: si aspetta che il gip fissi l’udienza per discuterne di questa, che la famiglia ritiene essere una pietra tombale che qualcuno vuole mettere sulla vicenda.
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